Targa d'oro, parola ai protagonisti: Pier Giovanni Grimaldi
28/07/2020

Tre vittorie con tre maglie diverse

Biellese, Dlf Asti e Gaglianico le maglie che indossava Pier Giovanni Grimaldi, piemontese arrivato alle bocce dopo aver abbandonato il calcio per infortunio, in occasione dei suoi trionfi alassini, tra il 1988 ed il 2004.
Nel suo album dei ricordi tante sfide risolte con l’ultima boccia…

Nel mondo delle bocce è entrato per caso. Ma non poteva smentire il detto popolare genovese della legge delle tre “B”, dove si dice che “A Bocce, Biliardu e Balun, zoega sulu chi le bun“, nel senso che per praticare quei tre sport devi avere innata predisposizione. E Pier Giovanni Grimaldi, promessa del calcio nelle giovanili del Torino, costretto a rinunciare alla sua passione a causa di un serio infortunio al ginocchio, non poteva non approdare sul pianeta bocce e pure lì mostrare d’essere un interprete talentuoso. Per giunta tecnicamente eclettico, in grado di ricoprire tutti i ruoli, da puntatore a bocciatore di testa, come ha mostrato nelle presenze alassine che gli hanno regalato tre volte la Targa d’oro.

DEBUTTO CON LA BIELLESE – Grimaldi, classe 1947, ha vestito molte maglie, ma è stato quello con la Biellese il periodo di più lunga militanza.

“La mia prima società – aggiunge Pier Giovanni – è stata la Livorno Ferraris, il club della località dove sono nato e dove, abbandonato purtroppo il sogno calcistico, mi sono avvicinato all’età di 25 anni, incuriosito dalle bocce. Dopo il trasferimento a Vercelli, nel ’73, per lavoro, ho giocato per la Timone e la Bellaria, entrambe società del vercellese, per poi passare alla Biellese, dove sono rimasto per oltre dieci anni. Con quei colori ho debuttato ad Alassio, nei primi anni ’80. Ero appena passato in categoria B. Non ricordo i nomi dei miei soci. Dopo diversi tentativi, nel 1988 riuscii a mettere le mani sulla prima Targa. Un po’ a sorpresa, perchè la nostra formazione era composta da tre giocatori di categoria B, io, Fassone e Botta, ed uno di C, Poratelli. Disputammo una finale assai incerta, contro Manzo, Bertola, Bertetti e Vito, che giocavano per Bra. Vincemmo con un punto di differenza, quello lo ricordo bene, perchè dovetti colpire il pallino decisivo con l’ultima boccia“.

Pier Giovanni Grimaldi con la maglia del Gaglianico

I quattro vincitori della Targa d’oro1998

QUARTI DI FINALE – La stagione successiva Grimaldi venne promosso in categoria A e nel 1990 ci riprovò con la Biellese, ma stavolta fu costretto a fermarsi prima del podio.

“In quell’edizione – sottolinea – cambiammo formazione. Scesi in campo con Crestani, Ceresa e Gianotto. Ci comportammo bene fino ai quarti di finale, ma nella circostanza l’avversario era tosto e ci mostrò disco rosso. Era la Chiavarese che stava iniziando a dominare la scena della massima serie. Dovemmo cedere a Bruzzone, Losano, Pastre e Pautasso.  Quella di perdere nei quarti di finale diventò una costante anche nelle edizioni successive. Una volta con la Balangerese, insieme a Fassone. Con lui ero molto legato. Eravamo affiatati. Siamo stati soci in moltissime gare: ero il suo bocciatore di spalla. E con lui, insieme a Soncin e Conte, per i colori dell’astigiana Salvi Arreda di Torretta, abbiamo subito un pesante cappotto da parte di una quadretta braidese, schierante, mi sembra, Chiesa, Ternavasio, Leardi e Cavallero, nuovamente alle soglie della semifinale. Ancora alcune apparizioni con scarsi esiti e nel 1997 mi fregiai del primo ed unico titolo italiano della  mia carriera, quello a quadrette di A con la biellese Amici Vaglio“.

La finale del 2004 sui campi dell’Alassina

IL SUCCESSO PIU’ BELLO – E l’anno dopo la seconda Targa d’oro, conquistata con una nuova maglia, quella del Dlf di Asti.

“Quello – dice Grimaldi – fu uno dei successi più belli. Per i Ferrovieri mi schierai con il solito Fassone insieme ad Aghem e Poratelli. Disputammo una finale altalenante contro la favorita Ferrero di Ballabene, Caudera, Suini e Repetto. Mi ricordo che Caudera ci teneva in modo particolare a vincere perché era la sua quarantesima partecipazione. Noi partimmo bene, ma nelle prime giocate ci capitò la giocata della svolta e non riuscimmo a sfruttarla. Restammo con sette bocce in mano e portammo a casa un solo punto. Appresso Aghem accusò difficoltà alle mani, forse a causa del freddo, e allora ci cambiammo: io passai a fare il bocciatore di spalla e lui secondo puntatore. Iniziammo a racimolare punti, ma loro si tennero in partita, mi sembra sino al 10-7, dopo di che chiudemmo la partita“.

La Gaglianico di (da sinistra) Gianni Ramasco, Pier Giovanni Grimaldi, Roberto Doria e Zanni Lucente.

Grimaldi in azione

Pier Giovanni Grimaldi in una recente immagine

Il numero di maglie indossate da Grimaldi lievitò ancora e nel 2003 ancora l’ennesima sconfitta nei quarti di finale, stavolta sotto le insegne del Pianezza.

FORMAZIONE COMPETITIVA – “Un’altra partita – ricorda Grimaldi – ad altissimo livello. Avevamo una formazione competitiva, arrivata sin lì con eccellenti prove. Con Mometto, Griva e Risso affrontammo a viso aperto la Tubosider di Piero Amerio, Repetto, Gamba, Ruscalla. Fu un confronto equilibrato che giocammo alla grande. Loro ci costrinsero a bocciare a ripetizione. Potrò sbagliarmi, ma sia Griva che Risso sfiorarono il cento per cento in bocciata. Finì sul filo di lana, sul risultato di 10-9. L’anno dopo riuscii a prendermi la rivincita, stavolta con la maglia del Gaglianico che potè iscrivere per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro della Targa. Stavolta avevo come soci Zanni Lucente, Gianni Ramasco e Roberto Doria. In finale ritrovai i colori della Tubosider, ma insieme ad Amerio e Gamba, c’erano Olivetti e Vottero. Restammo in equilibrio sino a metà partita, poi  a loro capitò la giocata decisiva per poter chiudere i conti. Arrivarono a quota dodici. Lo scampato pericolo ci convinse che dovevamo provarci. Riuscimmo a portarci a un passo dalla vittoria e sul parziale di 11-12 a vincere la mia terza Targa, proprio grazie alla mia ultima boccia, un biberon vicino al filo laterale. Una finale sofferta, come assai sofferta fu la partita dei quarti di finale contro la Sommarivese dei giovani Melignano e Giordanino. Anche in quella circostanza loro non riuscirono a capitalizzare i dodici punti conquistati, e noi fummo bravi a risalire poco per volta la china. La cosa che ricordo benissimo è che nell’ultima giocata realizzammo ben cinque punti per il definitivo 13-12“.

Dopo quel successo, Grimaldi ha partecipato una sola volta alla gara di Alassio, lui dice per motivi di età e di famiglia (“prima di tutto vengono la famiglia e la mia nipotina“). Intanto è tornato da dove era partito, nella Livorno Ferraris, località che a discapito del nome si trova in provincia di Vercelli, dove gioca per diletto e quando può elargisce consigli ai giovani del vivaio.

curriculum completo (a cura della redazione di Bocceinvolo.it)

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