Un tris e un po’ d’amaro… sotto i baffi
Per il campione biellese Giancarlo Selva, classe 1936,
la Targa d’oro di Alassio, cui ha partecipato una cinquantina di volte da giocatore,
è sempre stato un appuntamento imprescindibile. I suoi trionfi risalgano al 1970-71 e ‘79.
Tanti i successi sfiorati. E quella finale del 2002…
Biellese, classe 1936, atletico e scrupoloso negli allenamenti, uno della banda storica delle “old stars” del boccismo nazionale e non solo, due titoli mondiali e 7 italiani, oltre a 310 primi premi, tra i quali 3 conquistati sui campi alassini. Lui è Giancarlo Selva e della Targa d’oro è uno dei protagonisti più affezionati.
CINQUANTINA – “La gara di Alassio – esordisce – è quella a cui tengo in modo particolare. Penso di averne disputate oltre una cinquantina, perchè la mia prima volta risale al 1958 e l’ultima a una decina di anni fa. Il richiamo è sempre stato forte, ed ogni anno vi torno da appassionato spettatore. Del mio debutto ricordo soltanto che avevo 22 anni, ed ero da poco tornato dal servizio militare. Provenivo dalla Viglianese, ma in quel periodo c’erano stati cambiamenti a livello societario, e passai alla Biellese. Nonostante fossi un ottimo bocciatore, dote che mi permise di vincere il titolo italiano under 18 nel ’53, il presidente mi disse: abbiamo ingaggiato Bertetti e allora ti mettiamo a fare il secondo puntatore“.
FASI FINALI – “Prima di arrivare nelle zone alte della gara di Alassio – prosegue Selva – passarono alcuni anni. Dovetti attendere di vestire i colori della Rivodorese per cominciare a sentire il profumo delle fasi finali. Non ricordo esattamente in quali edizioni, ma prima del successo del 1970, arrivai negli ottavi e nei quarti con i due Botto, Vittorio ed Enrico; appresso insieme a Benevene, Suini e Beppe ‘l Matt (Giuseppe Carrera, ndr) ci fermò Gaggero sulla soglia della semifinale. L’anno dopo vinsi la prima Targa. C’era Morelli al posto di Carrera e battemmo in finale Aghem. Fu proprio con Adriano che feci il bis nel ’72. In quella circostanza giocavamo per la Facis di Torino, una delle tante maglie che ho vestito nel corso della mia carriera. I nostri compagni erano Zeppa e Vincenti. Quest’ultimo fu mio socio in quadrette di anni addietro. Rammento soltanto che battemmo agevolmente una formazione del Fiat, arrivata alle battute conclusive senza i favori del pronostico. Probabilmente erano quattro giocatori di categoria B”.
La quadretta composta da Andreoli, Selva, Bragaglia, Granaglia,
vincitrice della Targa d’oro 1979
Selva, primo da sinistra, in occasione della vittoria del 1971 con la Facis Torino
SOFFIO – Da quel momento da parte di Selva inizia la serie di assalti al tris, tutti svaniti a un soffio dalla finale o nella finale stessa. A tal proposito Giancarlo sottolinea: “Viste le presenze in semifinale e finale, sarei dovuto arrivare almeno a quota sei. Alassio l’ho sempre amata, soprattutto quando si giocava in piazza Partigiani, in salita e discesa, con il vento, la pioggia o la neve. Troppo bello. Ma chissà perchè è sempre stata la mia gara più scalognata. Ho perso delle partite incredibili. Proprio l’anno dopo aver conquistato la seconda Targa, stavolta con la maglia della Lancia, ancora insieme ad Aghem, e con Macocco e Mollo, abbiamo affrontato in semifinale la quadretta favorita, quella di Benevene, Cheviet, Baroetto, Caudera. Più volte si è presentata l’occasione di chiudere la partita. L’ultima, sul punteggio di parità e loro punto in terra, avevamo la possibilità di fare partita, con due bocce contro una. Purtroppo Mollo ha fallito sia la bocciata che l’accosto, e Baroetto è riuscito a far entrare la boccia per i due punti decisivi. Ma non è finita. Anno dopo, identica quadretta, ancora sconfitta in semifinale. E qui non c’è molto di che rammaricarsi perché gli avversari erano di caratura mondiale: Giuseppe Andreoli, Nicola Sturla, Mario Suini, Piero Paletto. Gli stessi che mi batterono nuovamente in semifinale, mi sembra nel ’77 o nel ’78, perchè stavolta giocavo per la Tuttobocce. Con me c’erano Clerico, Zeppa e Negro“.
SODDISFAZIONI – ll fine anni Settanta fu particolarmente ricco di soddisfazioni per Giancarlo Selva, non soltanto perchè colse la sua terza Targa d’oro, ma perchè si laureò campione del mondo a coppie nel 1979 e a quadrette nell’ 1980, oltre a cogliere il titolo italiano a quadrette.
“A proposito di Alassio – precisa Selva – ho letto quanto ha dichiarato Benevene in merito al successo del ’79 e del mio ingresso solo in finale. Secondo me si è sbagliato: si riferiva ad un’altra gara. Di quella edizione ricordo benissimo che dovetti insistere con Bragaglia perchè non voleva partecipare a causa di un problema alla gamba. Quella gara la giocai dall’inizio alla fine e, pur da secondo puntatore, quando fui chiamato a bocciare almeno tre volte a partita, le colpii tutte. In finale realizzammo 7 punti nell’ultima mano grazie ad una bocciata di Granaglia. Negli anni a seguire, altre maglie e altre sconfitte nei pressi della finale. Due le partite di cui ho un ricordo particolare, ma non le colloco più temporalmente. Sicuramente verso la fine degli anni Ottanta. Con la Coalto di Tonietta, Spinello e Bruatto abbiamo perso nei quarti passando dall’11-2, all’11-13. La stagione successiva, quando vinse la Biellese dei B, con Poratelli, Botta, Grimaldi, Fassone, avremmo potuto disputare una finale tutta targata Biellese, invece con Clerico, Pivotto e Ceresa perdemmo in semifinale dalla quadretta di Bra, che vinse di misura dopo aver colpito sette pallini”.
Alassio 1975: Selva, secondo da sinistra, sotto la pioggia di Alassio, con Bragaglia, Benevene e Granaglia contro il Fiat di Aghem e Macocco
Selva campione del mondo ’79 con Benevene e Granaglia
BIELLESI – Le presenze di Selva ad Alassio sono proseguite puntualmente, sempre sotto le insegne di sodalizi biellesi, tranne nella Targa del 2000, quando con La Perosina di Pastre, Martelli e Cassina, si dovette arrendere nei quarti di finale.
“Come ho già detto – conclude Selva – per me Alassio ha sempre costituito un appuntamento inderogabile. Dal 2001 in poi, prima col Gaglianico, poi con Ronchese, Quaregna e La Capannina, ho sempre voluto rivivere l’emozione di questa gara unica nel suo genere. L’ultimo episodio, che fa parte di quella fila di situazioni per le quali avrei potuto raddoppiare i miei successi, si è verificato nel 2002. Insieme a Ramasco, Lucente e Revello, siamo riusciti ad arrivare a disputare la finale contro la Brb dopo aver dato cappotto ad Andreoli. Quando pregustavamo già di poter mettere le mani sulla Targa, grazie ai parziali positivi che ci avevano portato sul 10 a 4, a poco più di mezz’ora dal termine, i miei bocciatori sono andati in tilt e in tre giocate la quadretta di Deregibus, Avetta, Trivellin, Bellazzini ci ha lasciati a quota 10, lasciandomi l’amaro in bocca per un poker che stavo già pregustando”.
M.T.
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