Deregibus ad Alassio, come fare centro al primo colpo
Nel 1987, non ancora 21enne, il campione torinese è salito per la prima volta sul gradino più alto del podio della Targa d’oro.
Ad oggi i suoi successi sono quattro…
“Almeno in una cosa sono pari al mitico Nicola Sturla“. Così Fabrizio Deregibus commenta, sorridendo al fatto di avere conquistato quattro volte la Targa d’oro, tante quante il plurititolato fuoriclasse ligure.
PRIMO COLPO – Il torinese, 54 anni a novembre, figlio e nipote d’arte, è forse l’unico ad aver centrato il prestigioso bersaglio alassino al primo colpo. “Proprio così. Era il 1987. L’anno prima – esordisce – avevo vinto il mio primo titolo italiano a coppie di categoria C con Achille Fabbris. Il debutto alassino avvenne con la maglia della SIS di Torino, insieme a Guido Piotto, primo puntatore, all’altro B Vittorio Giorgi, e al più volte campione del mondo Aldo Baroetto. Fu una esperienza indimenticabile. Della gara di Alassio ne avevo sentito parlare ed averla vinta al primo tentativo mi fece dire, ovviamente scherzando: mi avevano detto che era così difficile vincerla, e invece… Di quella esperienza mi stupì soprattutto la freddezza di Baroetto: un vero campione. Io soffrii un po’ l’emozione della prima volta, ma lui seppe mettermi a mio agio. Ricordo che il sabato sera in piazza Partigiani, con poca luce e in salita, Aldo, sul 12 a 12, risolse la partita contro Andreoli con la bocciata decisiva sull’ultima riga. La finale contro La Fissa di Pastre, Losano, Pautasso e Bisarello, venne rimandata di un mese a causa dell’ora tarda con cui si conclusero le semifinali. Tra l’altro il sabato sera e la domenica mattina aveva piovuto e nevischiato. Fu una partita strana. Giorgi dovette colpire sei, sette pallini per risolvere alcune situazioni negative“.
Il primo titolo italiano (cat. B) di Fabrizio Deregibus,
anno 1986, con Achille Fabbris
Deregibus con la maglia della Ferrero
BOSCO MONTI – Dopo il debutto, Deregibus tornò ad Alassio sotto le insegne del Nizza, perdendo nei quarti di finale dalla Bosco Monti, il club di Strambino che lo vide protagonista insieme a Birolo, Novero e Battaglino qualche anno dopo.
“Il primo anno di categoria A – aggiunge Fabrizio – venni ingaggiato dalla Bosco Monti. Con Birolo, Vottero e Novero perdemmo la seconda partita in piazza Partigiani. Ricordo la delusione di patron Bosco. Dell’edizione ’93 rammento invece la sconfitta patita in extremis contro Bra, decisa sul 12 pari. Ci consolammo vincendo la lotteria fra le prime sedici squadre che prevedeva come premio delle biciclette. Nelle edizioni successive non sempre partecipai, e di quando lo feci la memoria non mi assiste. Segno che non si verificarono episodi degni di menzione. Prima di arrivare al secondo successo alassino con una quadretta della Brb, vestii per un anno la maglia della Ferrero“.
EPISODI – “La mia seconda Targa, conquistata nel 2002, è legata a numerosi episodi. I miei soci erano Avetta, Trivellin e Bellazzini. Come accadeva spesso si finiva per disputare le finali a tarda sera. Pure quella volta arrivammo a mezzanotte, e il freddo influì sul rendimento generale. Giocammo contro il Gaglianico, che partì subito forte arrivando, mi sembra, sul 10 a 4 a favore. Fortunatamente riuscimmo a recuperare, favoriti anche da qualche errore loro, e chiudemmo sul 13-10. Quella Targa la conservo orgogliosamente nella mia bacheca, perché, non avendo mai avuto l’opportunità di tenerla fra le mani, chiesi a Bellazzini di poterla vedere, e lui per tutta risposta mi disse: tienila. Di quella edizione in molti tornano sull’episodio dell’incontro con la Ferrero. Ognuno ha espresso il proprio parere. Io posso dire che noi eravamo sofferenti per il punteggio negativo e cercavamo di recuperare terreno. Il nervosismo è salito dopo la richiesta di velocizzare il gioco, nei confronti di Sturla, lento per caratteristica tecnica, e non sicuramente per volontà di danneggiarci. Ma, ripeto, la tensione era alta. Fatto sta che sia io che Nicola siamo stati ammoniti dopo un battibecco. Nel prosieguo è volata qualche parola di troppo e a farne le spese è stato Lino Bruzzone che mi ha affrontato a muso duro, ma non mi ha messo le mani addosso, come forse ha pensato l’arbitro“.
TERZO CENTRO – Dal 2003 Deregibus ha vestito la maglia della Ferrero, per sei anni. Alcuni dei suoi tentativi alassini, prima con Scassa, Pautassi e Ferrero, poi con Grosso, Vottero ee Tamagno, si sono esauriti negli ottavi. Il tris è datato nel 2009 con il Forno di Grivetto, Baudino e Francioli. “E pensare – sottolinea Fabrizio – che potevamo uscire già nella prima partita. Patron Grivetto non stava giocando bene. Dopo un accosto negativo, l’ho guardato male dicendogli: guarda che non ho fatto cinquecento chilometri per perdere. E’ servito. Difficoltà le abbiamo incontrate negli ottavi di finale contro la Beinettese di Amati, Di Nardo e mi sembra, Vottero. La ricordo bene perchè sul punteggio di 8 a 7 ho colpito il pallino per vincere. Di quella gara la partita meno combattuta forse fu proprio la finale contro l’Abg, giocata ad Albenga. Al contrario delle precedenti, sia nei quarti contro la Brb di Macario , che in semifinale contro l’altra Brb, schierante Bellazzini, Pautassi, Birolo e Risso“.
Deregibus in bocciata con la maglia del Forno
Deregibus in fase di accosto, al Palaravizza, con la maglia della Brb
L’ERA BRB – Appresso è iniziata la lunga avventura con la Brb, che dura tutt’ora. Così come le presenze ad Alassio, non tutte accompagnate da risultati utili, nonostante i favori del pronostico.
“Dopo l’uscita del 2011 negli ottavi – aggiunge Deregibus – per mano della Chiavarese, l’anno successivo avremmo potuto mettere le mani sulla Targa, con Ballabene, Grosso e Bellazzini, davanti al folto e caloroso pubblico del Palaravizza. Una gran bella finale, combattuta e di alto livello. Personalmente avevo reso quasi al cento per cento. Ma la quadretta del Kayl, capitanata da Bresciano, ha vinto con l’ultima boccia di Riviera. Con la stessa quadretta, nel 2015 (edizione in cui è stata introdotto la Targa Rosa, ndr), ci siamo fermati negli ottavi. La domenica mattina abbiamo faticato sui campi dell’Alassina. E l’anno dopo ho fatto poker. Una gara dominata dall’inizio alla fine. Luca Andreoli aveva sostituito Bellazzini. Una finale senza storia, terminata 13-2, contro il Masera Domodossola di Massimo Griva, Mauro Bunino, Pierluigi Cagliero ed Ennio Lorenzina. Al contrario di quella del 2019, giocata con Grosso, Bellazzini e Cagliero, che aveva giocato al posto di Ballabene indisposto, contro il Rumilly. Soltanto contro la Voltrese ci eravamo espressi sottotono; poi eravamo arrivati al confronto con i francesi dopo ottime prestazioni. Della sfida conclusiva mi resta l’amaro in bocca per quella boccia finita fuori che ci avrebbe portato a un punto da loro. Avessi dovuto rigiocarla, l’avrei comunque tirata allo stesso modo“.
Oltre ai quattro trionfi ad Alassio, Deregibus vanta un palmares invidiabile, in cui spiccano due record del mondo, 11 scudetti e 16 titoli italiani.
M.T.
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