Ad Alassio cinque successi e… mezzo
Tutti concentrati tra il 1964 e il 1973 i trionfi del torinese Franco Benevene nella Targa d’oro.
E se nel 1979 la finale non fosse stata rinviata e non si fosse infortunato…
Il torinese Franco Benevene, classe ’42 nel cui palmares figurano 5 titoli mondiali, 7 europei , 5 italiani, 6 scudetti di serie A, con all’attivo 75 presenze in nazionale, fà parte della Top Ten dei plurivincitori della Targa d’Oro, ma rispetto ai suoi “colleghi” di vertice, svetta nel rapporto tra vittorie e partecipazioni.
CINQUE IN UN DECENNIO – Tra il 1964 e il 1973 ha trionfato cinque volte, ma – come precisa – “Sarebbero cinque e mezza, considerata quella del 1979 con l’Accorsi Tuttobocce. Per ragioni di tempo, quell’anno la finale venne rimandata ed io non potei partecipare a causa di un infortunio. Al mio posto giocò Selva, insieme a Granaglia, Bragaglia e Andreoli, ed è per quello che Giancarlo figura nella quadretta vincitrice presente nell’albo d’oro“.
Il debutto alassino di Benevene risale però, giovanissimo, all’edizione precedente, quella del 1963. Un momento davvero magico per l’emergente futuro campione, gran colpitore dalla bocciata lineare, passato da allievo alla categoria “B” nel ’60 e notato da Giuseppe Motto che nel ’62 lo volle come bocciatore nella quadretta di “A” insieme a Mollo e Carrera.
Franco Benevene, noto anche come re dei carreaux
GLI ESORDI – “Fu il mio ingresso ufficiale nell’aristocrazia del boccismo – aggiunge Benevene – . Proprio nel ’63 vinsi il titolo italiano di bocciata. Il primo impatto con la Targa d’oro avvenne con la maglia della Elli Zerboni di Torino, la società in cui militai per due anni. E fu subito una grande emozione, perchè arrivammo a disputare la finale contro la corazzata Colombo di Genova del grande Albino Cuneo. Non ricordo il punteggio, però so che fummo costretti a subire. L’anno successivo Granaglia mi volle alla neonata Pianelli, dove era confluito pure Cuneo. E il caso volle che fui scelto per la gara di Alassio proprio per l’indisponibilità di Albino. Da quel momento divenni titolare della storica quadretta. In quell’edizione l’Alassina organizzò, in anteprima alla gara, un quadrangolare internazionale, che vincemmo. Così come la Targa per forfait dei nostri avversari, i francesi del Lione di Cheviet. Dopo la nevicata e il freddo, era quasi mezzanotte, e loro dovevano rientrare“.
Per il ventunenne Benevene ebbe così inizio la storica avventura con la Pianelli e con la gara di Alassio.
Franco Benevene, cinque volte vincitore della Targa d’oro
e cinque titoli mondiali in carriera, in azione
ANNI DA RICORDARE – “Con Granaglia, Baroetto e Caudera, sicuramente la miglior quadretta in cui ho giocato, l’anno seguente arrivai alle battute conclusive, ma perdemmo in semifinale dalla formazione di Bragaglia, se non erro era la Fiat. Ricordo invece molto bene l’edizione del 1966. Arrivammo a disputare la finale dopo aver eliminato quadrette favorite dai pronostici, e non solo. Nella sfida conclusiva ci capitò la genovese Italsider. Dicevano che fosse al debutto, non solo alassino, ma anche come iscrizione all’Ubi. Non so se fu la nostra presenza in campo, unita a quella dei liguri, a far affluire una marea di tifosi. Gli organizzatori furono costretti a richiamare più volte il pubblico accalcato intorno al campo. Giocammo tutti ai massimi livelli. Per me fu una delle finali più combattute e più spettacolari, anche se perdemmo di misura. Loro misero in mostra un Gaggero davvero eccezionale. Molto meno complicate le due finali successive, quelle del ’67 e ’68. Sempre con i miei soliti soci di quadretta, nella prima ci toccò una formazione di Torino, e vincemmo agevolmente, nella seconda giocò Boaretto al posto di Granaglia che, se ricordo bene, era stato colpito da un lutto in famiglia. Anche in quella circostanza non trovammo difficoltà a superare la quadretta guidata da Clerico“.
E arriva il cambio di maglia con il lungo ciclo sotto le insegne della Rivodorese.
UN NUOVO CICLO – “Nel 1969 la Pianelli decise di ingaggiare Andreoli – prosegue Benevene – ed io passai nella società del ragioner Marchisio, intenzionato a contrastare l’egemonia della Pianelli Traversa. Quell’anno, insieme a Carrera, Selva e Suini, fui nuovamente vittima dell’Italsider e di Gaggero, che ci fermarono, mi sembra, prima delle semifinali. L’anno dopo arrivò la quarta Targa. Stavolta con Morelli al posto di Carrera. Un’accanita finale contro Adriano Aghem e compagni. Intanto in casa Rivodorese proseguirono gli avvicendamenti. Nel 1971 ritrovai Mollo e Caudera, e Gaggero non più come irriducibile avversario. Di quell’edizione ricordo che ricevetti molti complimenti perché arrivai a sfiorare il cento per cento in bocciata nell’arco di tre partite. Poi però arrivò la sconfitta per mano di Nicola Sturla, capitano dell’Andrea Doria, negli ottavi, credo. Mi rifeci due stagioni dopo, nel ’73. L’anno prima era stato ingaggiato il francese Bernard Cheviet, e insieme a lui, a Caudera e al neo acquisto Baroetto, misi in bacheca il quinto successo alassino.
LA FINALE RINVIATA – Essendo arrivati al match conclusivo con l’altra quadretta della Rivodorese, quella di Pisano, gli organizzatori acconsentirono alla nostra richiesta di non disputare la finale. Avrei potuto cogliere il sesto trofeo nel ’79, ma non potei partecipare alla finale contro i Comunali di Alessandria. Da quel momento in poi le presenze alassine non furono per niente soddisfacenti. Se ben ricordo i piazzamenti si fermarono sempre prima delle semifinali. Sia con l’Accorsi, che con la maglia della Ciriacese, in compagnia di Caudera, Suini e Dante Amerio, che sotto le insegne della Fissa, con Selva, Pastre e Amerio. Furono le ultime partecipazioni alla Targa d’Oro. Nonostante l’età, mi passò la voglia di giocare a certi livelli, e da allora lo feci soltanto con gli amici“.
M.T.
curriculum completo (a cura della redazione di Bocceinvolo.it)
Benevene, primo da destra, in occasione della finale del 1964
con Caudera, Baroetto e Granaglia
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